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"Invisibili come sassi", un viaggio che attraversa, con lo "sguardo mai sazio", luoghi familiari e destinazioni sconosciute, coinvolgendo antiche divinità e leggende più recenti, alberi e piante intrisi di simbolismi e consuetudine, nella "laica sacralità di un battesimo perenne" di una natura intesa come Grande Madre, nei suoi eterni contrasti di luci e di ombre, tra pietre aride e gustosi frutti. I versi risultano "zampilli di acqua limpida", anche laddove le atmosfere si fanno più pesanti e toccano temi come la perdita o la morte, mai percepibili come definitive; dal sapore dei ritmi eterni e dei cicli della campagna dove i terreni spogli, a primavera, si accomodano "nel fare spazio / al ritorno quieto / delle prime bulbacee".